Un tè con Barbara Ottani – gli scrittori si raccontano

Barbara OttaniOggi ho il grandissimo piacere di inaugurare con Barbara Ottani, autrice di “Puoi Chiamarmi Noona”  romanzo del quale è in uscita il secondo volume“L’ eco del Silenzio”,  una nuova rubrica in cui sono gli scrittori a diventare i protagonisti e a raccontarsi a noi di Libri&Co., ma soprattutto a voi lettori, attraverso le risposte a sei domande.

1. Chi è Barbara Ottani? Raccontaci qualcosa di te.
Tra tutte, questa è la domanda più complicata, davvero. Fino a un paio di anni fa non avrei saputo cosa rispondere. Un amico di recente mi ha detto: “Non se più un’archeologa, sei una scrittrice”, e questa cosa mi ha fatto versare qualche lacrima.
È vero, ma c’è n’è una che mi piace ancora di più: “bardo”, una cantastorie. Ne ho tantissime da raccontare, e non parlo solo dei miei romanzi, anzi: quelli sono arrivati dopo. Per anni ho raccolto e raccontato quelle degli scavi archeologici, quelle che giocavo al tavolo di D&D, ora i romanzi miei e deglə autorə che seguo come coach e come editor. Vedere altrə autorə coronare il loro sogno è una gioia immensa.

2. Quando hai iniziato ad appassionarti alla Corea?
Ho iniziato nel 2017, quando nella noia del non sapere cosa guardare ho sbattuto contro il mio primo k-drama.
Di lì ho iniziato a guardare serie su serie: coreane, giapponesi, cinesi. Iniziai anche a esplorare la musica, ma distrattamente, solo le OST dei drama.
L’amore vero e proprio è arrivato nel 2019: avevo l’occasione di andare in vacanza e, anche se avevo deciso di andare a Tokyo, le mie finanze non me lo permettevano, quindi optai per Seoul, per vedere i posti che vedevo nelle serie. Onestamente pensavo che l’avrei odiata, non sono una fan delle metropoli.
La prima cosa che pensai uscita dalla metropolitana (dopo “dio, che caldo”) fu: “sono a casa”. Fu una sensazione strana, come se quella fosse la mia città, il posto in cui avrei sempre dovuto stare, e così da una distante fascinazione è diventato vero amore. Al ritorno iniziai ad ascoltare la musica con attenzione per imparare parole e suoni. Anche oggi Seoul mi manca terribilmente.

3. Come è nata l’idea di scrivere “Puoi Chiamarmi Noona”?
“Nona” è arrivato da solo mentre pensavo a Seoul e a quanto mi mancasse. Mi sono figurata la scena di Virginia che apriva il portone e si trovava i tre ubriachi poco prima del lockdown e l’ho lasciata lì, ma quando ho realizzato che dovevo impegnare il mio tempo in qualche modo, e questa scena continuava a galleggiarmi in testa, ho dovuto scriverla. È stata una stesura divertente: non avevo idea di che piega avrebbe preso e la postavo on-line. Sono state le lettrici a convincermi e pubblicare il libro in un momento in cui non sapevo che fare di me stessa. Si può dire che, in un certo senso, Virginia mi abbia cambiato la vita.

4. Per quanto riguarda i personaggi, a chi ti sei ispirata e perché? (Se hai voglia di parlare anche dei prestavolto sarebbe bellissimo).
Il personaggio di Virginia mi è entrato nel cuore per la sua grande forza interiore e la sua capacità di rialzarsi e ricominciare da capo. Quanto c’è di te nella tua protagonista?
Questo fa molto ridere: “Noona” era nata come una fan-fiction sui BTS. L’interesse romantico doveva essere Namjoon… poi non so cosa sia successo, ma quando Jimin – che è tutt’ora il prestavolto di Minjun – è entrato in scena ha urlato: “io sono il protagonista maschile, lei ama me!”, e non sono più riuscita a sbarazzarmi di lui.
Più scrivevo, più i personaggi si allontanavano dai BTS. Li immaginavo con altri volti, infatti come prestavolto ho scelto membri di altre band che si avvicinavano di più all’immagine mentale che mi ero fatta di loro.
Ovviamente, dato che Minjun ha mantenuto il volto di Jimin, sono tutti convinti che sia il mio preferito tra i BTS. In realtà ho iniziato ad ascoltarli per via di Jin e sono rimasta abbagliata da J-Hope.
Virginia è un’archeologa come me, perché avevo bisogno di darle un lavoro che io conoscessi bene, per sentirmi più sicura mentre scrivevo, ma non solo. È la depositaria della mia rabbia – ne ha tantissima – e di tutta la mia sfortuna in amore. Scrivere di lei, di come commettesse i suoi errori – anche se sapeva già che lo erano, nella speranza che le cose potessero cambiare, mi ha fatta riflettere molto su me stessa. Però lo ammetto: tutta la testardaggine e l’ostinazione le ha prese da me, anche se con molte delle sue scelte non sono d’accordo – ma scoprirete perché.

5. Raccontaci qualcosa del tuo metodo di scrittura. Come nascono le tue storie? Di solito parti dalla costruzione della trama, dai personaggi o magari da un luogo? Mi rendo conto che forse questa è una domanda più da scrittrice che da lettrice, ma dato che anche io scrivo non ho resistito. Trovo davvero interessante e costruttivo confrontarsi su questi argomenti con altri scrittori.
Le mie storie di solito arrivano da una scena. Può essere quella iniziale, la fine, o addirittura un punto a metà, ma arrivano così: personaggi che non conosco fanno cose.
La scrivo, poi inizio a cercare di capire chi sono queste persone, dove sono, perché erano in quella situazione. È successo con Virginia e gli SRJ, ma è successo lo stesso con l’urban fantasy che sto scrivendo, col drammatico che ho concluso e prima o poi vedrà la luce, col paranormal romance di cui ho buttato giù la prima metà, e col retelling mitologico che sto abbozzando (sì, scrivo un sacco).
La cosa drammatica (?) è che poi so vita, morte e miracoli di tutti – infatti prevedo delle novelle per alcuni degli SRJ.

6. Quando è prevista l’uscita del volume 2 di “Puoi Chiamarmi Noona”? Un piccolo spoiler?
Ancora il reveal della data non l’ho fatto, ma non manca molto. Diciamo la seconda settimana di dicembre? Insomma, in tempo per i regali di Natale! Mi piaceva l’idea di farlo uscire in quel periodo, visto che la trama si è interrotta proprio a gennaio, e – piccolo spoiler – le settimane di Natale di Minjun, che non hanno trovato spazio nel primo volume, saranno proprio l’inizio di tutto.

Puoi chiamarmi Noona, Barbara Ottani

Puoi Chiamarmi Noona, Barbara Ottani

Cose ne penso del primo volume?
Da appassionata di Oriente, ho letteralmente divorato questo romanzo in un paio di giorni. Non aspettatevi il solito romance perché qui i due protagonisti sono tutt’altro che stereotipati, infatti sono personaggi a tutto tondo davvero ben caratterizzati. Virginia è una donna forte, non una principessa che aspetta di essere salvata, tanto che, pur di uscire da un rapporto tossico decide di prendere in mano la sua vita e partire per potere ricominciare da capo dall’altra parte del mondo. Minjun è un idol, ma non il solito un bad boy montato dalla fama, al contrario, è un ragazzo molto dolce che, pur essendo un inguaribile romantico non ha mai avuto il tempo di innamorarsi. Il loro incontro avvenuto a Seoul in modo assolutamente casuale e rocambolesco (una serie di scene davvero divertentissime, leggete per credere) segna un nuovo inizio e un’evoluzione nella vita di entrambi.
Ho apprezzato molto il fatto che l’autrice affronti una tematica forte come la tossicità nel rapporto di coppia, ma che sappia anche alternare momenti di grande tensione emotiva ad altri in cui si ride tantissimo. Un’altro aspetto che mi è piaciuto è stata la differenza di età tra i protagonisti e il fatto che, a essere più grande ed esperta, fosse Virginia.
Il cliffhanger finale, devo confessarlo, mi ha un po’ uccisa, lasciandomi con una grande curiosità di leggere il seguito. Per fortuna il secondo volume è in uscita a brevissimo.

Se non avete ancora letto il primo volume (che vi consiglio tantissimo), lo trovate qui: Puoi Chiamarmi Noona